mercoledì 20 maggio 2009

I giovani incontrano la legalità

Mi è giunta notizia di questa bellissima iniziativa che aiuta i ragazzi a capire e vivere la legalità.
Susanna

19 maggio 2009
La legalità vista dagli studenti

Sono stati diversi, negli ultimi tempi, gli incontri cittadini che hanno messo al centro dell'attenzione i valori della legalità e dell'antimafia. Li raccontiamo attraverso le parole ed i sentimenti di alcune persone che vi hanno preso parte.L'ultimo incontro in ordine di tempo si è svolto il 14 maggio scorso nella Scuola Media Statale “A.De Gasperi”, presieduta dal prof. Tommaso Miccoli ed alla presenza di un folto pubblico di genitori, docenti ed allievi. Si è trattato di un interessante seminario sul tema “Progetto: l’antimafia entra nelle scuole. Il valore della legalità”. Presentati dalla referente alla legalità, prof.ssa Rossana Terzulli, sono intervenuti l’assessore alla P.I. e Servizi sociali Franco Caputo, e l’assessore alla Polizia urbana Carlo Roselli, che hanno ribadito il proprio impegno ad estendere nel prossimo anno scolastico a tutte le scuole cittadine la possibilità di realizzare il progetto “L’Antimafia entra nelle scuole”. Il progetto, coordinato dal noto scrittore criminalista Michele Cagnazzo, autore del libro – inchiesta “Mafia senza confini”, che ha trattato i temi legati alla criminalità organizzata ed alla mafia è stato realizzato dagli esperti prof. Vito De Leo, che ha trattato i temi della legalità e della cittadinanza attiva e dall’avv. Marianna Aloiso, che si è soffermata nell’analisi dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione repubblicana. Il seminario ha rappresentato, quindi, la terza tappa del percorso che ha visto impegnati gli alunni di due classi terze, partecipare anche al corteo nazionale tenutosi il 19 marzo scorso a Casal di Principe in occasione dell’anniversario della morte di don Peppe Diana, ucciso dalla camorra. I vari relatori, sia durante le lezioni che nel seminario, hanno cercato di rispondere, da angolazioni diverse alla domanda: come promuovere l’educazione alla legalità? La famiglia, la scuola e le istituzioni sono fondamentali in questo processo sinergico, che deve partire sin dalla primissima infanzia.
La famiglia deve impartire modelli di comportamento positivi e rispettosi delle regole degli altri. La scuola deve proseguire in questo compito perché è nella scuola che i ragazzi cominciano a confrontarsi e ad interagire con gli altri. L’Ente locale deve promuovere circuiti di comunicazione sociale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo e la realizzazione individuale. Se avremo capito tutto questo, sarà facile costruire un mondo basato sul benessere, sulla sicurezza, sulla libertà. Attraverso le lezioni dei docenti curriculari, degli esperti del pool del progetto, dello scrittore Michele Cagnazzo, in conclusione, è stato lanciato un monito: il vero nemico da combattere non è la povertà o la penuria di risorse, ma quel “vuoto pneumatico” che genera alienazione e regressione e che s’identifica non, ad esempio con l’assenza di un’istituzione scolastica, bensì con l’abbassamento della scuola a recinto che strappi i ragazzi dalla strada, pur repilicando in sé, pericolosamente concentrate, le medesime dinamiche bulliste e mafiose. Facciamo nostro l’invito scritto sul tabellone posto alle spalle dei relatori dagli alunni e dai docenti della Scuola Media “A.De Gasperi”: “Scegliere: restare sudditi e vittime o divenire cittadini responsabili e attivi? Serve anche la tua mano per sconfiggere il male e l’indifferenza”. Andando più indietro nel tempo arriviamo all'incontro - di cui vi abbiamo già raccontato nelle scorse settimane - che Rita Borsellino, sorella dell'indimenticato giudice Paolo Borsellino barbaramente ucciso dalla mafia, ha avuto presso il Liceo Classico.Torniamo su quella giornata volendola guardare dal punto di vista di uno studente che ha ascoltao le parole della signora Borsellino.«Ero un po’ nervoso ed ansioso di conoscerla - racconta Giuseppe Cannillo, studente della V D – I.P.S.S.C.T.S. “Tandoi” - . Così il piacere è stato immenso quando l’ho incontrata: Rita Borsellino. Volevo partecipare a tutti i costi a questo evento. Così insieme ad alcuni miei compagni dell’Istituto Professionale Statale “Tandoi” il giorno 24 marzo mi sono recato presso il Liceo Classico di Corato dove ho potuto notare da subito il suo coraggio nel parlare della mafia e di raccontare della perdita del suo caro fratello Paolo.Rita è una donna normale che quel giorno parlava tranquillamente con noi alunni. Emanava simpatia, dolcezza e semplicità nei confronti di chi si fermava a porle domande. Mi sono stupito della sua personalità e della facilità con cui ha condotto questo incontro.
Tra l’altro aveva già tenuto un incontro di 2 ore con altre classi nella prima mattinata. Eppure non ha mostrato segni di stanchezza. Ha descritto quel fatidico 16 luglio 1992 dell’assassinio del fratello (sono già passati 17 anni!) e della protesta dei parlemitani nei giorni seguenti, quando si è creata una sensibilizzazione contro la mafia, attraverso la visibilità di lenzuoli bianchi sui balconi. Con un grande applauso abbiamo ricordato gli agenti di scorta che sono deceduti insieme con Paolo. L’arresto di Totò Riina, Provenzano e i Lo Piccolo sono “batoste” alla mafia, ma non è ancora del tutto vinta. “Non ho provato né odio né rancore verso gli assassini. Anche mio fratello era lo stesso. L’ho imparato da lui!”: così Rita si esprime nei confronti degli autori dell’attentato. Si potrà sconfiggere la mafia? Abbiamo degli strumenti idonei a farlo?» Il 25 marzo poi, presso l'istituto professionale, è stata invitata per un incontro l’Associazione “Libera” di don Sandro Ciotti, che si occupa proprio di mafia e di come utilizzare al meglio i beni confiscati dalla mafia con progetti di vario tipo. «Lo scopo di questo incontro - continua Cannillo - è stato quello di sensibilizzare giovani della mia età a questo fenomeno, soprattutto quando ho ascoltato due episodi strazianti di genitori che hanno perso i loro rispettivi figli sotto i propri occhi durante sparatorie tra clan mafiosi. Vorrei poter stringere loro la mano per dimostrare la mia vicinanza.
Sono rimasto contento del come poi i beni della mafia confiscati vengano utilizzati dallo Stato attraverso associazioni umanitarie e/o cooperative per il recupero di ragazzi abbandonati, giovani senza lavoro o famiglie disagiate.
In questo modo si tagliano fondi e sussistenza alla mafia e si destinano questi a beni benefici per la società intera e non solo per alcuni.
Vorrei concludere con le parole di Rita: “Questo mondo che ci appartiene è anche di voi giovani e sono convinta che riusciremo a sconfiggere la mafia grazie alle nostre decisioni; quindi dite ‘No!’ alla mafia e ‘Sì!’ per un mondo pieno di pace e di amore!”»

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