martedì 19 maggio 2009

Bella iniziativa anche se siamo molto lontani da ciò che significa integrazione!

Musulmane in piscina.
Centro sport Palladio: spazio alle islamiche di domenica pomeriggio
«Complessa l'organizzazione», spiega il direttore Milocco.
La psicologa: «Integrazione? Intanto sono uscite da casa»
19/05/2009

Il Centro Sport Palladio, nella cui piscina le donne islamiche hanno ottenuto l'utilizzo in esclusiva
Vicenza. Le vie dell'integrazione conoscono molti sentieri. Alcuni impervi, altri in discesa, altri ancora impercorribili. Ma ogni tanto arriva anche qualche segnale incoraggiante. Magari inaspettato e, forse, di non facile lettura. Sta di fatto, che questa volta, la via dell'integrazione porta direttamente negli impianti di via Cavalieri di Vittorio Veneto e precisamente al Centro sport Palladio. Alcuni mesi fa alcune donne, tutte di nazionalità islamica, hanno chiesto di poter usufruire della struttura, in tempi ed orari in cui non ci fosse nessuno. In sostanza volevano restare sole, senza occhi maschili che le guardassero e probabilmente, ma questo non lo sapremo mai, nemmeno da altri occhi femminili che riflettono dettami di una religione diversa. «Onestamente - spiega il direttore Luca Milocco - la richiesta non ci ha stupito più di tanto: è stato solo un po' laborioso assecondarla, anche perché il tutto è avvenuto quando il centro era chiuso: la domenica pomeriggio».In realtà, il Centro sport Palladio è già noto per lo spazio che lascia alle convention della chiesa Pentecostale oppure per le feste del popolo indiano. «E finora - aggiunge il direttore - non abbiamo mai avuto problemi. Arrivano centinaia e centinaia di persone e sono tutte molto rispettose». Ma torniamo alle trentina di donne, tutte rigorosamente musulmane, che hanno chiesto di usufruire di una parte del palazzetto e si sono fatte sistemare una rete da pallavolo. «Evidentemente era lo sport che praticavano in patria, poi nessuno è rimasto a guardare... Un po' più complesso da organizzare il pomeriggio in piscina. Anche perché un assistente a bordo vasca è obbligatorio, me lo impongono prima il buon senso e poi la legge. Per cui abbiamo dovuto chiedere ad una ragazza di fare qualche ora di straordinario. Sappiamo che si sono immerse vestite come, probabilmente, la loro religione prevede. Certo, non possiamo chiudere la piscina per far spazio solo a loro - aggiunge ancora il direttore - ma se ce lo chiedono in via del tutto eccezionale quando gli impianti sono chiusi, siamo ben contenti di collaborare». Ma come leggere questa richiesta di privacy? Integrazione, ghettizzazione, uno schiaffo alla multiculturalità? «Il primo ragionamento che mi viene in mente - sostiene Fatemeh Bohloli, iraniana, psicologa e residente in Italia da 25 anni - è che queste donne volevano uscire da casa e dedicarsi qualche ora. Questo è un segnale importante. Si sono staccate dai loro uomini, stanche di vivere, magari segregate. Poi, mi verrebbe un'altra domanda: ma farebbero il bagno se in piscina ci fossero altre donne? Se la risposta fosse sì, sarebbe integrazione, se fosse no, i passi da fare sarebbero molti...». A Bergamo, l'idea di prenotare un'ora alla settimana la piscina per le islamiche ha fatto gridare allo scandalo: la Lega ha alzato il tiro contro l'integrazione, la diocesi è stata fautrice dell'iniziativa. A Vicenza? A pagamento si fa tutto.
Chiara Roverotto

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