sabato 16 maggio 2009

Sugli extracomunitari circolano tanti luoghi comuni e tanti pregiudizi, ma difficilmente si ha un'idea precisa di come vivono, di come lavorano e di cosa pensano di noi.
Non riusciamo ad aver memoria di quello che siamo stati noi neppure un secolo fa.
Ecco perchè il Convegno di Verona dovrebbe far luce "educativa" sull'argomento.
Susanna

«L'integrazione è l'arma per sconfiggere la paura»MULTICULTURA. Nel convegno dell'università si è fatto il punto sulla situazione scolastica e le prospettive educative.
Pontara: «L'immigrazione non sia causa di disagio ma di arricchimento» Melegari: «Gli stranieri con difficoltà a inserirsi sono il 10-15 per cento»
16/05/2009

Oltre il settanta per cento di immigrati è integrato
Situazione scolastica veneta: 15 mila studenti stranieri, pochi spazi per riflettere sull'attività educativo-didattica, poca partecipazione da parte degli studenti. Storie di solidarietà e altre di pregiudizio.Verona è l'ottava città italiana per numero di alunni non italiani iscritti che raggiungono il 10,85 per cento del totale. Obiettivo: migliorare l'inserimento dei bambini extracomunitari a scuola. In tutte le scuole. Insegnanti di sostegno, attività di accoglienza, orientamento, contatto diretto con la prefettura e l'ufficio ricongiungimento, corsi di alfabetizzazione. La parola d'ordine resta integrazione. È quanto è emerso ieri nella prima giornata del convegno internazionale «Educazione interculturale alla cittadinanza» organizzato dal Centro studi interculturali del dipartimento di Scienze dell'educazione dell'università di Verona.«Il problema dell'immigrazione non può essere risolto con un'ignominia giuridica: il reato di clandestinità non può diventare legge», dice in sede di saluti Giulio Schinaia, Procuratore della Repubblica di Verona. Mentre il decreto sicurezza ha superato, tra le proteste durissime dell'opposizione, lo scoglio più difficile, quello di Montecitorio, le voci di dissenso ingrossano.«L'università è la sede giusta per trattare questo tema di bruciante attualità», prosegue Schinaia, «l'integrazione è un fatto culturale. Da cittadino dico che se dovesse diventare legge il reato di clandestinità, anch'io sarei figlio di un delinquente e come me tutti i figli dei migranti». C'è, dunque, tutto un sistema da ripensare. A partire dalla scuola, una realtà che cambia velocemente colore. Su 131mila studenti delle scuole inferiori, 15mila e 500 sono cittadini non italiani e sono 35 gli istituti che hanno oltre il 20 per cento di studenti stranieri. Tra questi 47 scuole d'infanzia, 16 primarie, 14 secondarie: «L'impegno che abbiamo davanti è gravoso», dice Giovanni Pontara, dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale di Verona. Il direttore del Centro studi interculturali, Agostino Portera, aggiunge: «È fondamentale investire nella formazione degli insegnanti. In una società complessa e multiculturale, l'alterità, l'emigrazione, non devono essere percepite come cause di disagio ma diventare un'opportunità di arricchimento e di crescita personale e collettiva».Siedono tra i banchi delle scuole veronesi 2.975 alunni rumeni, 2.850 studenti provenienti dal Marocco e a seguire i ragazzi provenienti da Albania, Serbia e Cina. «Piaccia o non piaccia è una realtà», commenta il direttore del Cestim, Centro studi sull'immigrazione, Carlo Melegari.«Si può stimare», aggiunge, «un 10-15 per cento circa di immigrati con forti difficoltà ad uscire da una situazione marginale, mentre il 30-40 per cento si trova nelle prime fasi di integrazione. I rimanenti sono già almeno in parte integrati». I cittadini stranieri residenti a Verona e provincia sono più di 3milioni, il 5,8 per cento della popolazione totale, nel 2008 l'1,37 per cento in più rispetto al 2007. «Sottovalutando i segnali di pericolo che minano la nostra democrazia e non rispettano i valori della Costituzione si andrà verso una società sempre più illiberale e sempre meno aperta all'accettazione dell'altro».

Silvia Bernardi

1 commento:

  1. In tempi non sospetti, prima delle "cattiverie" governative, un giornalista aveva ipotizzato che una mattina ci saremmo svegliati senza immigrati e che la nostra quotidianità ne sarebbe stata sconvolta.
    Il focus del racconto non era sul perchè se ne erano andati, ma su cosa succedeva a noi italiani a seguito di questo evento. Interi settori economici in crisi, difficoltà familiari, personali e nel lavoro per la sparizione delle badanti, nessuno a curare i giardini pubblici, ecc... dalle conseguenze più banali ed evidenti, a quelle nel lungo periodo, come la mancanza dei contributi previdenziali. E per gli educatori, classi semideserte e ristrutturazione degli organici (accaduta veramente), che ci ricorda come la realtà è più fantastica della fantasia stessa.

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