sabato 20 giugno 2009

Siamo gocce di un solo blu
A Guastalla di Reggio Emilia gli indiani mischiano l’acqua del Gange a quella del Po. Come a dire che siamo tutti gocce di un solo fiume, e solo a un folle verrebbe l’idea di separarle. Ugualmente folle è negare oggi l’idea di un paese multiculturale. La scrittrice indiana Laila Wadia spiega perché gli italiani dovrebbero prendere esempio dai sikh

Il Gange entra nel Po. Un'immagine dalla manifestazione "Un Po di Gange" del 2007
Tempo fa in Sudafrica un conducente d'autobus ordinò ai passeggeri di salire a bordo come al solito, bianchi davanti e neri dietro. “Ma l'apartheid è finito e ora siamo tutti blu, signore!”, protestò un bambino. “Va bene, allora i blu chiaro salgano davanti, i blu scuro dietro”, concluse il conducente. In Sudafrica questa è una barzelletta, ma in Italia (il paese che quest'anno ha la presidenza del G8) alcuni comuni stanno per approvare delle ordinanze che vanno nella stessa direzione. A quanto pare, l'italico popolo blu non verrà diviso solo in zone diverse dell'autobus, ma anche relegato in vetture separate della metropolitana.Peggio ancora, l'esistenza di questo popolo è stata negata da Silvio Berlusconi. “Non vogliamo un'Italia multietnica”, ha dichiarato il premier (nonché proprietario del Milan, che conta quattordici giocatori stranieri), raccogliendo gli applausi dei miopi, dei boia della crescita economica e culturale e di chi vuole spingere i barconi senza verificare chi trasportano.Immigrazione non vuol dire disordine: il blu è vita. Per fortuna l'opposizione, la chiesa e i cittadini di buon senso hanno risposto con forza che la multiculturalità è un valore. Gli indiani l'hanno capito a loro spese: prima della spartizione del subcontinente nel 1947, consentivano che l'acqua fosse venduta dagli ambulanti in recipienti separati, permettendo alla gente di scegliere se dissetarsi con acqua indù o con acqua musulmana.Memori di questa follia, i sikh indiani – che contribuiscono a tenere in piedi l'industria casearia italiana – mescolano le acque del Gange con quelle del Po come segno di arricchimento reciproco, in una suggestiva cerimonia che si svolge ogni estate a Guastalla, in Emilia Romagna. Quell'unione tra liquidi è la linfa di un paese che pensa al futuro, che pensa in grande. Il blu del magnifico fiume italiano è un amalgama di gocce preziose provenienti dalle sorgenti di tutto il mondo, dal Rio delle Amazzoni allo Yangtze. Negarlo significa prosciugarlo.
Laila Wadia è una scrittrice indiana nata a Mumbai. Vive a Trieste, dove lavora all'università. Il suo ultimo libro è Amiche per la pelle (e/o 2007).
Si ringrazia la rivista
Internazionale per la gentile concessione

1 commento:

  1. Avevo letto l'articolo di Internazionale;
    ieri sono andata a vedere l'ultimo film di Marco Bellocchio: Vincere.
    Consiglio la visione non solo perchè è magistralmente scritto, girato, fotografato e recitato. Non solo perchè ha una bella colonna sonora o perchè il montaggio regala uno sguardo stupefacente. E' un estremo atto d'amore di Bellocchio per questa nostra Italia senza speranza.
    A molti la su visione farebbe un gran bene: a chi cerca un sollievo in questa dura realtà e a chi ne ha una visione superficiale e acritica.

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